Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma

Parma, 14 settembre 2017 - L'osteopatia ha effetti positivi sullo stress. Questo l'esito di una ricerca tutta italiana pubblicata sul numero di settembre della rivista statunitense JAOA (Journal of the American Osteopathic Associationdall’osteopata Mauro Fornari e dai neurofisiologi dell’Università di Parma Andrea Sgoifo e Luca Carnevali. Si tratta di uno studio rivoluzionario nel suo genere: rispetto ad altre ricerche effettuate in passato, sono stati raccolti dati biologici che riescono a “misurare” il livello di stress in individui sottoposti a trattamento manipolativo osteopatico, scoprendo che quest’ultimo riduce notevolmente l’incremento di una serie di parametri che normalmente si registra in condizioni di stress psicologico.

La ricerca
La ricerca è stata condotta presso lo Stress Control Lab del Collegio Italiano di Osteopatia di Parma in collaborazione con lo Stress Physiology Lab dell’Università di Parma e ha coinvolto 20 studenti universitari maschi di età compresa tra i 20 e i 30 anni.

Ai partecipanti è stato registrato l’elettrocardiogramma per il rilevamento della variabilità della frequenza cardiaca, in condizioni di riposo e mentre venivano sollecitati per cinque minuti a compiere dei calcoli matematici (evento stressante). Immediatamente dopo questo “stress matematico”, 10 studenti sono stati trattati osteopaticamente per venti minuti, mentre altri 10 hanno subìto un trattamento osteopatico fittizio della stessa durata e nelle medesime regioni corporee. Per tutta la durata della seduta, sono stati anche prelevati campioni di saliva per la misurazione dei livelli di cortisolo (comunemente considerato l’«ormone dello stress»).

Mentre nel secondo gruppo (senza intervento osteopatico) il battito del cuore e il livello di cortisolo sono aumentati rispetto all’inizio della seduta, nel primo gruppo (con intervento osteopatico) gli stessi parametri biologici sono rimasti sostanzialmente inalterati. Non solo: il livello di cortisolo dei soggetti che hanno ricevuto un finto trattamento osteopatico ha subìto variazioni anche il giorno successivo alla seduta. Al contrario, gli studenti trattati osteopaticamente presentavano valori di concentrazione di questo ormone in linea con i giorni precedenti l’evento stressante. Ciò significa che il trattamento manipolativo osteopatico ha sostanzialmente “bloccato” l'attivazione biologica (neurovegetativa e ormonale) di stress. I risultati ottenuti suggeriscono dunque che l’osteopatia possa giocare un ruolo importante nel prevenire o attenuare gli effetti psicosomatici correlati allo stress.

«L'osteopatia è una disciplina che si occupa di prevenzione - spiega Mauro Fornari, osteopata e Presidente CIO - e in quest'ottica l'equilibrio del sistema nervoso autonomo è fondamentale. Dal momento che esistono indicatori che mettono in relazione lo stress al sistema neurovegetativo, è nata l'idea di indagare se il trattamento osteopatico, tendendo all'equilibrio del sistema nervoso autonomo, avesse qualche effetto sui parametri biologici dello stress. Gli studi all’interno del laboratorio stanno proseguendo - continua - e nel prossimo futuro ci occuperemo in particolare di ipertensione e insonnia».

Aggiunge il prof. Andrea Sgoifo: «Questo studio mi sembra un ottimo esempio di sinergia tra accademia e impresa, un’applicazione molto interessante delle competenze sviluppate in anni di ricerca pura in un laboratorio universitario. Abbiamo un kit affidabile di misure neuroendocrine, neurovegetative e comportamentali da utilizzare “sul campo”, per oggettivare il livello di stress in ambito lavorativo, familiare, scolastico. Tutto questo ha un potenziale applicativo enorme – tanto sociosanitario quanto legale. L’Osteopatia, per parte sua, è un’opzione estremamente interessante, nella prospettiva della prevenzione e del trattamento dei disturbi legati allo stress».

Gli autori
Andrea Sgoifo è professore associato di Fisiologia all’Università di Parma, presso il Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale. É Presidente del corso di laurea magistrale in Biologia e Applicazioni Biomediche dello stesso ateneo. Membro del comitato scientifico di oltre 30 riviste scientifiche internazionali, ha all’attivo più di 80 articoli, molti dei quali su prestigiose riviste del settore biomedico.

Luca Carnevali è assegnista di ricerca. Ha pubblicato più di 20 articoli su riviste scientifiche internazionali, tutti incentrati sulla fisiologia dello stress.

Mauro Fornari è osteopata D.O, fondatore e presidente del CIO - Collegio Italiano Osteopatia di Parma e Bologna, scuola di alta formazione in osteopatia, centro clinico e sede di ricerca. E’ autore di diverse pubblicazioni in ambito osteopatico.

Il laboratorio
Il laboratorio “Stress control” nasce al CIO - Collegio Italiano di Osteopatia sull’esperienza e in collaborazione con il laboratorio di Fisiologia dello Stress - Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma. Obiettivo è condurre ricerche sul tema dello stress in differenti ambiti. Il protocollo utilizzato all’interno del laboratorio può infatti trovare applicazione nella valutazione biologica oggettiva, per esempio, dello stress lavoro-correlato, del mobbing, del maltrattamento (fisico e psicologico) a carico della donna o dei minori in ambito domestico, del fenomeno del bullying (molestie fisiche e psicologiche tra soggetti coetanei) in ambito scolastico. Ha dunque ampie implicazioni e applicazioni in ambito socio-sanitario e legale. 

Come si misura lo stress?
Il livello di stress viene quantificato attraverso parametri ormonali, neurovegetativi e comportamentali. Nel primo caso, si prelevano nei soggetti campioni salivari per la misurazione del livello di cortisolo. Per valutare i parametri neurovegetativi, invece, ai soggetti viene registrato un elettrocardiogramma per la rilevazione della variabilità della frequenza cardiaca. I parametri comportamentali sono invece ottenuti attraverso test psicometrici e mediante analisi del comportamento non verbale.

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